ANNO III N.7 Giugno 1999
Periodico della Societa' Italiana di Farmacologia
- fondata nel 1939
Riconosciuta con D.M. del MURST del 02/01/1996
Iscritta Tribunale di Milano N. 1489 Vol. 62 pag. 459
C.F.: 97053420150 - P.I.: 11453180157
|
|
(a Cura di Ennio Ongini) |
In Breve |
|
|
(a cura di Achille Caputi) |
|
|
|
Cari Soci,
il titolo di questa rubrica, Saluto del Presidente, è oggi particolarmente
appropriato perché è l’ultima volta che mi rivolgo a voi
come Presidente della Società. Infatti al Congresso Nazionale di
Firenze dal 20 al 23 Giugno p.v termina il mio secondo mandato e l’Assemblea
rinnoverà le cariche sociali. Tuttavia, in questa lettera non intendo
fare un bilancio dell’attività del Consiglio Direttivo e mia. L’occasione
per il bilancio è la relazione annuale all’Assemblea; inoltre quello
che abbiamo fatto in questi anni è sempre stato pubblicato su “SIF
NOTIZIE”.
Vorrei invece fare alcune considerazioni sulle iniziative incompiute,
che lasciamo ai nostri successori e sul ruolo che può o dovrebbe
avere una società scientifica oggi. Quando è nata nel 1939,
la SIF aveva le caratteristiche di una “learned society” che raccoglieva
un piccolo gruppo di studiosi, tutti operanti nell’Università, con
lo scopo di facilitare l’incontro fra i soci e la presentazione e discussione
di informazioni scientifiche. Serviva anche ad identificare i prossimi
vincitori di concorso ad ordinario e per molti anni essere invitati a tenere
la relazione di fronte alla Società significava per un giovane l’investitura.
Tutto ciò è durato fino agli anni ‘60. Oggi la Società
ha un migliaio di soci, la maggioranza nell’Università, ma molti
di essi “precari”, un terzo nell’industria farmaceutica o in altri laboratori
privati, i congressi nazionali hanno perso di importanza scientifica nell’epoca
dell’informatica e dei viaggi, e da una società ci si aspetta un
ruolo molto più complesso. Ci si aspetta che essa riaffermi costantemente
l’importanza della Farmacologia nella società civile, che rappresenti
i suoi soci e difenda i loro spazi professionali. Tuttavia la nostra e
le altre società simili non sono preparate per questo ruolo, sia
perché non sono considerate interlocutori privilegiati dalle strutture
politico amministrative, sia perché questi compiti di “lobbying”
richiedono impegni di tempo e capacità “politiche” che non tutti
abbiamo. Tutto questo non significa che la SIF non debba anche tenere riunioni
scientifiche, avere i suoi giornali e aiutare i più giovani con
borse di studio, cosa che sta facendo meglio di altre società. Ma
dovrebbe fare di più. Elenco alcuni esempi fra i problemi che abbiamo
affrontato e lasciamo non risolti ai nostri successori. Inserire la Società
nei programmi di educazione permanente, siano essi organizzati dagli Ordini
professionali o dal Ministero della Sanità per evitare che dei farmaci
parlino tutti tranne chi insegna agli studenti e su di essi fa ricerca.
Creare spazi professionali per gli specialisti in farmacologia per evitare
che le nostre Scuole di Specializzazione si estinguano per mancanza di
iscritti, cosa che in qualche sede sta per verificarsi. Difendere i dottorati
nella imminente fase di ristrutturazione che il nuovo regolamento e i limiti
di bilancio impongono a tutte le Università. E ciò è
possibile solo se si offre un “prodotto” di elevato valore, cioè
dottori di ricerca competitivi a livello internazionale. La speranza che
la nostra Società sia un giorno consultata dai Ministeri, come succede
in altri paesi, per i problemi del farmaco è troppo remota per essere
inclusa fra gli obbiettivi dato che la nostra classe politica sceglie solo
su base partitico-clientelare e negli ultimi tempi anche televisiva. Infine,
mantenere i chiari rapporti di collaborazione con la Farmindustria che
sono stati instaurati, ricordando che il farmaco è un prodotto industriale
che ha bisogno della ricerca in tutte le sue fasi. Mi rendo pienamente
conto che sono compiti molto difficili ma è solo con una continua
presenza, con l’impegno di tutto il Consiglio Direttivo, che la Farmacologia
Italiana potrà mantenere e allargare quella posizione preminente
fra le scienze biomediche che appare anche dal recente Report del CNR sulla
ricerca Italiana.
Concludo ringraziando i soci che mi hanno eletto per due volte alla
carica di Presidente e augurando successo, fortuna e serenità (felicità
è una parola troppo impegnativa) a loro e al prossimo Presidente
e Consiglio Direttivo.
Cordiali saluti
|
|
Albini A., Florio T., Giunciuglio D., Masiello L., Carlone S., Corsaro
A., Thellung S., Cai T., Noonan D.M. and Schettini G. “Somatostatin controls
Kaposi sarcoma tumor growth through inhibition of angiogenesis.” FASEB
J. 13: 647-655, 1999.
Ne parliamo con il Prof. Gennaro Schettini ed il Prof. Tullio Florio del Servizio di Farmacologia e Neuroscienze IST-CBA e Università di Genova.
Potete esporre brevemente il contenuto del vostro lavoro?
In questo lavoro abbiamo identificato i meccanismi cellulari che mediano gli effetti antiproliferativi, indiretti, della somatostatina. In particolare abbiamo studiato, utilizzando modelli sperimentali in vivo ed in vitro, la capacità della somatostatina di inibire la crescita di sarcoma di Kaposi xenotrapiantato in topini nudi. E’ importante considerare che le cellule tumorali non esprimono recettori per la somatostatina e in vitro essa non modifica la crescita tumorale. Tuttavia, una chiara inibizione delle proprietà neoangiogenetiche delle cellule tumorali si evidenzia in vivo (si riscontra una limitata vascolarizzazione intratumorale). Inoltre, viene inibito il processo angiogenetico in risposta alla stimolazione con il mezzo condizionato delle cellule tumorali (le cellule del sarcoma di Kaposi producono una vasta varietà di citochine e di fattori di crescita tra cui fattori angiogenetici quali il VEGF ed il bFGF) ed alla combinazione di TNFa, tat ed eparina. L’attività anti-angiogenetica è stata quindi caratterizzata a livello molecolare in vitro e sono state indicate due popolazioni cellulari come possibile bersaglio dell’attività della somatostatina: le cellule endoteliali e i monociti. I monociti sono richiamati in fase iniziale nella sede del processo angiogenetico dove rilasciano fattori che favoriscono la migrazione e la proliferazione delle cellule endoteliali. Ambedue queste popolazioni cellulari esprimono recettori per la somatostatina. In vitro abbiamo dimostrato che la somatostatina è in grado di inibire l’attivazione e la migrazione delle cellule monocitarie e la proliferazione e la capacità di invasione (passaggio attraverso la membrana basale) delle cellule dell’endotelio.
Che novità introduce questo lavoro nel settore della ricerca?
Innanzitutto propone una nuova possibilità di azione antitumorale per la somatostatina, in cui il bersaglio non è più rappresentato direttamente dalle cellule tumorali ma dalle cellule responsabili del processo di neovascolarizzazione, determinando la morte delle cellule tumorali “per fame”. In pratica si tratta di un approccio alla terapia dei tumori completamente innovativo ed in linea con quanto proposto da Judah Folkman per altre molecole quali angiostatina ed endostatina. Inoltre avendo noi identificato recettori specifici per la somatostatina sulle cellule endoteliali, che rappresentano il principale attore nel processo neoangiogenetico, con una prevalenza per il sottotipo 3 (sst3), dai nostri studi si potrebbe riproporre, su basi scientifiche più fondate, un nuovo possibile impiego di agonisti selettivi per i recettori per la somatostatina come coadiuvanti nella terapia antitumorale.
Potreste raccontare come è nato questo lavoro?
Il nostro gruppo da molti anni ormai studia, senza il clamore dei media ma con rigore scientifico, i meccanismi intracellulari che mediano l’attività antiproliferativa della somatostatina. In particolare abbiamo caratterizzato una nuova via di trasduzione del segnale accoppiata con i recettori della somatostatina, l’attivazione di fosfotirosino-fosfatasi. Presso il Centro di Biotecnologie Avanzate (CBA) di Genova, dove sono ubicati i nostri laboratori, opera da molti anni anche il gruppo coordinato dalla Dott. Adriana Albini, che è una delle massime esperte italiane nello studio dei meccanismi molecolari dell'angiogenesi. Una volta che i nostri due gruppi sono entrati in contatto è stato quasi automatico iniziare una ricerca che ha permesso la fusione della nostre esperienze nel campo della somatostatina e proliferazione cellulare con quella del gruppo di Adriana Albini nel campo dell’angiogenesi. I risultati sono evidenti in questa prima pubblicazione.
E’ quindi possibile fare buona ricerca in Italia?
Senza dubbio. Chiaramente la ricerca nel nostro paese deve ancora recuperare
molto del gap presente nei confronti degli Stati Uniti o di altri
paesi Europei, ma si può sicuramente affermare che molti gruppi
di punta in vari campi della ricerca biomedica sono presenti anche in Italia.
Inoltre l’approccio che abbiamo seguito per la realizzazione di questo
lavoro, comprendente l’unione di competenze diverse, ma complementari,
rappresenta la via migliore per potersi mantenere competitivi a livello
internazionale. Inoltre il valido contributo dato a questo lavoro da giovani
dottorandi quali Thellung e Corsaro ci consente di essere ottimisti per
il futuro della ricerca in Italia. In conclusione un auspicio: è
necessario un maggior impegno pubblico e privato per il finanziamento della
ricerca ed in particolare per favorire il rientro dei numerosissimi giovani
ricercatori attualmente all’estero, che rappresentano un patrimonio culturale
importantissimo per lo sviluppo del paese per affrontare le sfide del duemila.
La disponibilità di ricercatori di alto livello, che conoscano le tecnologie più avanzate è per noi un imperativo categorico. Perciò applichiamo un programma di reclutamento internazionale molto efficace e seguiamo attentamente la formazione di giovani laureati nazionali attraverso programmi interni e secondment internazionali. Certo, bisognerebbe avere a disposizione un buon numero di giovani ben preparati provenienti dalle Università italiane, ma questo è un tema complesso che non voglio toccare in questa occasione. La formazione di laureati altamente qualificati rimane comunque un argomento molto importante, sul quale credo sia necessario un dibattito ampio e articolato con le Istituzioni Universitarie, le Industrie farmaceutiche, le Società scientifiche, etc.
|
|
|
|
Il Consiglio Direttivo cella Sezione di Farmacologia Clinica invita
i colleghi Farmacologi e le Scuole di Specializzazione in Farmacologia
ed in Tossicologia Medica a partecipare ad un progetto nazionale su “Reazioni
Avverse da Farmaci in Pronto Soccorso e conseguenti eventuali ricoveri
ospedalieri”.
L’obbiettivo primario dello studio è quello di analizzare gli
accessi (visite) in Pronto Soccorso, probabilmente dovuti a reazioni avverse
da farmaci (ADRs) e/o fallimento terapeutico (DTF) sul totale degli accessi
e l’eventuale ricovero in strutture ospedaliere.
Gli obbiettivi secondari consistono nel determinare: 1) la percentuale
di visite in Pronto Soccorso dovute ad ADRs o a DTF; 2) la percentuale
di ricoveri ospedalieri dovuti ad ADRs acute o a DTF; 3) quali classi di
farmaci sono maggiormente responsabili; 4) quali reazioni avverse sono
principalmente coinvolte; 5) le conseguenze economiche; 6) quante di queste
ADRs sono prevedibili e quindi evitabili.
Se alcuni Direttori di Scuola di Specializzazione in Farmacologia e/o
Tossicologia Medica si impegnassero in questo progetto sarebbe possibile
creare una bozza di “Osservatorio delle ADRs e dei DTF” che causano accesso/ricovero
negli ospedali italiani e tale progetto potrebbe costituire un momento
aggregativo della sezione di Farmacologia Clinica. Inoltre sarebbe un progetto
che darebbe visibilità nazionale alla Farmacologia Clinica.
Il progetto richiede un accordo fra il Primario del Pronto Soccorso
con il suo personale e l’Istituto di Farmacologia delle diverse Facoltà
Mediche. Poiché la maggior parte dei Pronto Soccorsi è carente
di personale, gli specializzandi in Farmacologia Clinica o Tossicologia
dovrebbero affiancare il personale del Pronto Soccorso per dedicarsi al
progetto.
Non dovrebbe essere impossibile per i Direttori delle Scuole di Specializzazione
trovare uno o due Pronto Soccorsi disponibili. L’impegno temporale degli
specializzandi presso i Pronto Soccorsi non sarebbe molto (8-4 giorni in
totale, dipendendo dalle dimensioni dell’ospedale e dal numero di accessi),
ma sarebbero necessari 2-3 specializzandi per coprire le 24 ore, in base
a turni di 12 o 8 ore.
Coloro che ritengono di poter partecipare sono pregati di contattare
il Prof. Achille P. Caputi per ulteriori informazioni (E-mail: caputi@www.unime.it
- Tel 090-712533). E’ programmata una riunione organizzativa dei partecipanti
al progetto al prossimo congresso della SIF onde poter iniziare il lavoro
subito dopo.
|
|
Il Programma tematico di nostro maggiore interesse é “Qualità
della vita e gestione delle risorse biologiche”, costruito attorno
a sei specifiche Key Action: salute e alimentazione; controllo delle malattie
infettive; la fabbrica della cellula; salute e fattori ambientali; gestione
sostenibile dell’agricoltura, della pesca e della silvicoltura, compreso
lo sviluppo integrato delle zone rurali; invecchiamento della popolazione;
Alle Key action si aggiungono le attività di ricerca
a carattere generico, mirate ad accrescere la conoscenza di base in aree
specifiche considerate di importanza strategica per il futuro: malattie
croniche e degenerative; ricerca sui genomi o sulle malattie genetiche;
neuroscienze; ricerca in materia di sanità pubblica e servizi sanitari;
ricerca in materia di disabili; studio di problemi di etica biomedica e
bioetica nel rispetto dei diritti umani fondamentali; studio degli aspetti
socioeconomici delle scienze e tecnologie biologiche nell’ottica di uno
sviluppo sostenibile.
Le domande di finanziamento devono essere sottoposte alla Commissione
Europea secondo le scadenze indicate nei bandi (call). Oppure in
qualsiasi momento per le PMI (Piccole Medie Imprese), per le borse Marie
Curie, per le misure di accompagnamento e per il supporto alle infrastrutture
di ricerca. La commissione ha predisposto un software (“ProTool”), disponibile
nel sito web del VPQ, che permette di preparare la domanda conformemente
allo schema ufficiale (vedi sito ufficiale UE www.cordis.lu).
Saremo presenti con uno stand al congresso SIF di Firenze, disponibili
a fornire informazioni per la preparazione delle domande di finanziamento.
|
|
|
|
"BIOTECNOLOGIE, LA RIVOLUZIONE DEL 2000. MA E’ PROPRIO VERO?"
“Con questi nuovi preparati sarà possibile debellare le malattie
oggi inguaribili”, così un titolo di quotidiano (Il Giornale, 3
aprile), fra i tanti che ultimamente hanno evidenziato l'importanza delle
biotecnologie in campo medico. La febbre delle biotecnologie non ha solo
contagiato i mass media e stimolato numerosi dibattiti, ma è
evidente che si è diffusa anche nella comunità scientifica,
non ultimo il settore dei farmaci: infatti sono nate Facoltà di
Biotecnologia, anche nel settore biomedico, dove si stanno preparando i
futuri biotecnologi.
Eppure, la realtà non è così rosea. SCRIP, la
rivista più autorevole per le analisi dei trend economici e delle
strategie nel settore farmaceutico, definiva il 1998 “annus horribilis”
per le biotecnologie (SCRIP, 5 febbraio 1999). Il valore azionario delle
principali Società per lo sviluppo di prodotti biotecnologici era
crollato nel 1998, in alcuni casi del 90% o più. I dati negativi
sugli inibitori delle metalloproteinasi, batimastat e marimastat, nel cancro,
sui derivati aminoguanidinici nell'arteriosclerosi, su una serie di antagonisti
del complesso piastrinico IIb/IIa (orbofiban, xemilofiban, lamifiban, ecc.)
hanno duramente condizionato le scelte degli investitori. Oggi i veri “padroni”
dell'industria farmaceutica sono milioni di piccoli azionisti, sparsi per
ogni dove e pronti a cambiare cavallo al primo dubbio.
E dunque c’è un futuro per le biotecnologie? Da un lato dobbiamo
riconoscere che esse costituiscono la fonte di una serie di farmaci innovativi
(dall'interferone all'eritropoietina), di molecole naturali in grande abbondanza
(insulina, GH), di nuovi vaccini oltre che una lunga serie
di strumenti diagnostici degli ultimi 20 anni. Dall'altro lato i farmaci,
oggi nelle prime fasi di ricerca nei vari laboratori, sono spesso il frutto
di varie competenze, tecnologie e discipline, diverse dalle biotecnologie.
Basta sfogliare un qualsiasi numero di Science o Nature per riconoscere
le competenze richieste oggi quali, ad es., combinatorial chemistry,
bioinformatics,
genomics, high-throughput screening. Inoltre va ricordato
che il farmaco più maneggevole, soprattutto per il trattamento delle
patologie croniche, rimane la molecola a basso peso molecolare e non il
peptide. Da farmacologi noi riteniamo che si debba prestare notevole attenzione
alle nuove tecnologie e alle competenze molecolari più avanzate;
però non lasciamoci travolgere dall'entusiasmo biotecnologico.
Ennio Ongini e Cesare Sirtori
|
|
1999
- 20-23 Giugno, Firenze: XXIX Congresso Nazionale della SIF.
Per informazioni: Prof. G. Pepeu, Dip. Farmacologia Preclinica
e Clinica, Università di Firenze, Viale Pieraccini 6, 50139 Firenze.
Tel.: 055-4271274; Fax: 055-4271280 - E-mail: pepeu@server1.pharm.unifi.it
- 3-7 Luglio, Budapest: EPHAR, 2nd European Congress of Pharmacology.
Per informazioni: Montesz Congress Bureau, P.O. Box 145, Budapest
H-1445, Hungary.
Tel: +36-1-312-3807; Fax: +36-1-183-7918 - E-mail: ephar99@koki.hu
- 29 agosto-2 settembre, Bologna: Using Animals for Research in the
Life Sciences.
Per informazioni: European Commission, Joint Research Centre,
Institute for Health and Consumer Protection, Third World Congress ECVAM,
21020 Ispra, Varese.
Tel: 0332-786256; Fax: 0332-786297 - E-mail: 3wc.bologna@jrc.it
- 20-22 settembre, Certosa di Pontignano (Siena). Scuola per dottorandi in Farmacologia e discipline affini.
SIF - Società Italiana di Farmacologia
CONSIGLIO DIRETTIVO
Presidente: Giancarlo Pepeu
Consiglieri: Giorgio Cantelli Forti, Anna De Pasquale, Francesco Di Carlo, Ennio Ongini, Francesco Rossi, Cesare Sirtori, Giulio Soldani
Segretario: Vincenzo Cuomo
Past President: Paolo Preziosi
Segreteria Organizzativa:
Viale Abruzzi 32, 20131 Milano
Tel: (02) 29520311/29513303 - Fax: (02) 29520179
E-mail: sifcese@comm2000.it
Comitato di redazione: Vincenzo Cuomo, Ennio Ongini, Giancarlo Pepeu
Direttore responsabile: Ennio Ongini